La coda di navi nel principale porto cinese è arrivata quasi a quota 500
Anche se nel resto del mondo pare che la pandemia sia giunta al termini e che stia agli sgoccioli purtroppo in Cina la situazione non è mutata affatto e anzi, le restrizioni sono rimaste esattamente come quelle del primissimo 2020. Le restrizioni imposte dalle autorità cinesi alla libera circolazione di 26 milioni di abitanti a Shanghai, a seguito di una nuova ondata di casi di Covid-19, molto probabilmente potrebbero provocare un nuovo shock sul commercio mondiale via mare. L’attività del principale scalo della Repubblica Popolare sta andando incontro ad un forte rischio di paralisi completa a causa della assenza quasi totale di personale e soprattutto per via delle norme sanitarie particolarmente limitanti. Il numero di navi in attesa di caricare o scaricare le merci ha sfiorato nei giorni scorsi le 500 unità per poi scendere molto lentamente. Inoltre ci sta il fortissimo rischio di ritardo e congestione che coinvolgerà tutte le catene mondiali delle forniture.
Tutta la logistica delle merci è stata fortemente rallentata; e le maggiori criticità ovviamente riguardano le operazioni di carico e scarico, le necessarie formalità burocratiche ma anche il trasporto via terra, dal momento che sono le operazioni che richiedono il contatto umano e quindi di applicare tutte le norme e le restrizioni del caso. Addirittura le notizie che trapelano dalle agenzie di stampa riferiscono che i permessi per i camion che entrano ed escono nell’area portuale hanno una durata effimera, se non quasi vana, di appena 24 ore dal momento che l’attesa per gli autisti si protrae spesso oltre le 40 ore complicando l’intera catena distributiva. Basti solo pensare che da Shanghai, il più grande porto commerciale del mondo, passano ad oggi ogni anno oltre 4 milioni di tonnellate di merci all’anno.
Ben 23 città cinesi sono rimaste coinvolte da lockdown parziali o totali che hanno imposto la permanenza a casa di 193 milioni di persone che normalmente contribuiscono a generare il 22% del Pil cinese. Oltre a Shanghai le aree maggiormente colpite dagli effetti e dalle conseguenze di un lockdown durato tre settimane sono state Dalian, Tianjin, Ningbo, Xiamen, Dongguan e la provincia del Guangdong.
Jon Gold, vicepresidente e responsabile logistica della National Retail Association cinese, ha spiegato che “L’impatto del lockdown di Shanghai in questo momento risulta ancora contenuto ma crescerà progressivamente fino a quando le restrizioni saranno in vigore”.
Un rapporto di Linerlytica infatti spiega molto chiaramente che le principali implicazioni del blocco risultano essere “una maggiore congestione a Shanghai e Ningbo, operazioni rallentate dall’elevato utilizzo dei piazzali portuali, la disponibilità limitata di camion incide sullo sdoganamento dei carichi in entrata e diversi vettori marittimi hanno limitato le importazioni di carichi refrigerati e pericolosi”. Oltre a ciò diverse linee di trasporto marittime “ometteranno gli scali a Shanghai”.
Il rischio è di tornare ad assistere nuovamente a quanto già visto nel 2020 se il lockdown non verrà rimosso.